Spazi Aperti all’Accademia di Romania: full immersion nell’arte contemporanea

Accademia Romania Spazi Aperti 2019

Articolo e foto di Davide Iannotta

Al via la 17esima edizione di Spazi Aperti, l’iniziativa organizzata dall’Accademia di Romania che invita i borsisti degl’Istituti culturali esteri di Roma a realizzare installazioni artistiche site specific negli spazi non convenzionali dell’Accademia romena.

Nessuna istruzione per l’uso, completa libertà di movimento e di scoperta: i visitatori intervenuti durante la serata d’apertura sono stati lasciati liberi di girovagare all’interno dell’edificio storico, dalle sue fondamenta fino agli spazi più istituzionali.

Il giro comincia dalla galleria, dove generalmente vengono allestite le mostre temporanee, affrescata per l’occasione con lunghi drappi di tessuto dipinti a forme astratte dell’artista romena Miruna Budisteanu e con i quadri neo surrealisti della borsista della British School, Jade Ching-yuk Ng.

Una freccia sulla porta interna conduce verso i sotterranei dell’Accademia, luoghi nascosti, dal fascino industriale, che facilmente ispirano gli artisti durante Spazi Aperti. Qui ogni angolo nasconde un’installazione: nel disimpegno tra la galleria e i tunnel sotterranei ci sono le fotografie dell’Accademia di Valentin Morariu, dell’Istituto Sperimentale di Comunicazione e Fotografia Integrata di Roma, al centro del corridoio pendono sospese ad altezza uomo le piccole sculture surrealiste di José Ramón Amondarain, borsista della Real Academia de Espana, simili a miniature dei lavori di Louise de Bourgeois.

Estremamente suggestiva la scelta di proiettare all’interno del più piccolo dei due tunnel sotterranei il video di Dan Popa, artista romeno in residenza presso la British School: un’esplorazione poetica del viaggio aereo nel mondo contemporaneo. A dialogare con le immagini e i suoni di Dan Popa, ci sono i graffiti sui muri di Laura Popa-Florea, giovanissima artista dell’Accademia di Romania, che chiede ai visitatori di ridisegnare la mappa di un’ipotetica città (in questo caso Bucarest) esprimendo in immagini i propri desideri, le proprie esigenze. Un progetto effimero, destinato ad essere lavato via dall’acqua piovana che su quelle pareti scorre quando arriva un temporale, in un’incessante costruzione e ricostruzione che mescola la rigidità dell’impianto urbanistico e la continua mobilità di chi abita quei luoghi.

Il piano sotterraneo è il vero cuore di Spazi Aperti: dalle video installazioni di artisti danesi e spagnoli nella sala relax, alla trappola per spettatori installata nella tromba delle scale, fino alle travi irte di chiodi disposte a terra in un altro tunnel che forzano il passaggio per osservare gli ammassi bituminosi, carichi di materia e di codici nascosti, affissi alle pareti in forma di sottili quadrati colorati di Kirtika Klain, della British School at Rome.

Persino la lavanderia, con sulla porta il cartello “Vietato entrare”, ospita un’installazione: accanto a detersivi e lavatrici sono stesi come panni ad asciugare gli stemmi regionali e cittadini della Romania e di Roma, simboli d’identificazione e di stratificazione culturale, parte della ricerca scientifica di Roberta Curcâ, del Centro d’Eccellenza sugli Studi dell’Immagine di Bucarest.

Ogni porta è aperta, ogni scala accessibile: si sale al piano nobile, quello che ospita i saloni istituzionali, per l’occasione invasi da volantini sparsi a terra con su scritto “Dear artist, what’s you super power?”, e gli studio degli artisti, anch’essi aperti e disseminati di installazioni.

Tra fotografie, opere curiose (al centro del porticato esterno troneggia la piccola statua in argento nichelato di un suino su una montagna di fette di salame dell’artista tedesca Sonja Alhäuser) e progetti di ricerca resi in termini visuali e artistici, lo spettatore sperimenta la scoperta, il dubbio, la riflessione, lo stupore. È questa la forza di Spazi Aperti: offrire ai cittadini di Roma una vera esperienza artistica contemporanea.

A differenza di quanto accade in un museo, qui lo spettatore è invitato a scegliere, curiosare, interagire, anche a sbagliare. Ci si domanda dove si possa andare e cosa si possa fare, si riflette su codici e contesti alla ricerca del cortocircuito, dell’elemento estraneo che forza l’esperienza, che rompe lo schema.

 

L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 12 giugno: a differenza della serata d’apertura, l’Accademia sarà visitabile durante il giorno, previa prenotazione telefonica allo 06 320 80 24, accompagnati da uno degli addetti culturali romeni. Per maggiori info visitate la pagina dell’evento sul sito dell’Accademia di Romania in Roma.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.