Nulla di ordinario – Wisława Szymborska

Sono contento che Szymborska non sia arrivata a vivere in questi tempi”. Il tono deciso di Michał Rusinek, segretario della poetessa per quindici anni, conferma che la poetessa polacca non avrebbe gradito la deriva antidemocratica che il mondo sta prendendo, dell’amplificazione di una disinformazione da fake news e dell’impoverimento del linguaggio.

Articolo e foto di Nadia Plamadeala

Szymborska non parlava che il polacco, “la lingua era lo spazio in cui viveva”. Quattro anni dopo la morte della scrittrice Rusinek ha scritto “Nulla di ordinario. Su Wisława Szymborska”, il libro che racconta gli anni della loro collaborazione e amicizia, tradotto in italiano da Andrea Ceccherelli e pubblicato nel 2019 da Adelphi.

Il 10 febbraio l’Istituto Polacco di Roma ha organizzato un incontro con l’autore. Nel 1996 lui, neolaureato ventiquattrenne, arrivò per un colloquio in casa della scrittrice, sconvolta dal numero di telefonate e di lettere ricevute dopo la recente notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la letteratura. Rusinek si mostrò subito intraprendente, chiese cortesemente un paio di forbici e tagliò il cavo del telefono. Szymborska esclamò: “Geniale!”. Così lui venne assunto ed ebbe inizio la loro collaborazione e amicizia, aiutate dall’intenso amore per la lingua polacca che entrambi condividevano. Tra i rimpianti dell’autore solo uno: non aver tenuto un diario. Per fortuna, racconta, è riuscito a convincere la segretaria del premio Nobel 2018, Olga Tokarkzuk, a tenerne uno.

Nelle sue poesie Szymborska usava un linguaggio apparentemente leggero per temi profondi. Anche nella vita privata era portatrice di tante contraddizioni: era apolitica ma appoggiava la democrazia, non vedeva l’utilità nella pubblicazione di un’antologia di poetesse polacche ma in tante delle sue opere, come “Ritratto di donna”, ci sono idee femministe, era agnostica, ma nel suo testamento, dando disposizioni per il suo funerale laico, scriveva: “vorrei partire per il mio ultimo viaggio da sola e Dio faccia di me quel che vuole”.

A fine serata Rusinek ricorda con affetto il senso dell’umorismo di Szymborska: agli incontri con i lettori portava sempre i ritagli dei programmi televisivi della giornata e a fine serata leggeva ai presenti l’elenco dei programmi che avevano perso per incontrarla, ringraziandoli per questo. Un’abitudine presa anche da Rusinek, che ha scelto così di far rivivere la sua maestra non solo tra le pagine di ciò che scrive, ma anche nelle sue memorie.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.