C’è un evento che ogni anno, a Roma, anticipa il Natale. Un anno fa iniziava così.
L’appuntamento è alle 9 di mercoledì 4 dicembre davanti alla Nuvola. Arrivo in anticipo, giusto il tempo di un caffè. L’Eur a quest’ora del mattino è una fiumana di lavoratori che, più o meno entusiasti, si trascinano verso i loro uffici: il traffico è intenso, i parcheggi sono già tutti i pieni e i primi clacson risuonano tra i semafori rossi. Alla Nuvola l’atmosfera che si respira è diversa: scatoloni e pass alla mano, i primi editori si fanno strada tra la folla in fila. La scritta “Più libri, più liberi” li accompagna verso l’entrata.
Articolo di Sara D’Aversa
Tra loro, scortata da Alfredo di Edizioni Efesto, ci sono anch’io. Dentro mi accolgono centinaia di stand ancora in preparazione: nell’ora successiva ci sarà chi, ancora assonnato, sistemerà le copie in più portate dalla libreria, chi ostinatamente cercherà di tenere sui muri i poster caduti durante la notte, cercando uno scotch che faccia al caso suo. Tra un “quando arriva domenica” scherzoso e la colazione inizieranno le prime presentazioni tra i nuovi arrivati: pochi, in realtà, perché i più torneranno a salutarsi da amici (dato che, come mi spiegano, gli stand sono quasi sempre nella stessa posizione, quindi è facile ritrovare, anno dopo anno, gli stessi colleghi al proprio fianco). Già dalle prime ore l’ambiente è di piena solidarietà. Per i successivi quattro giorni i “vicini” saranno coloro che terranno lo stand d’occhio nel momento della pausa pranzo (o del bagno), quelli con cui condividere due parole e una risata stanca tra un cliente e l’altro. Il primo che incontro è Calogero, autore Efesto che, insieme ad Ilaria di Kalamon (e Barbara e Francesca di Egea edizioni) sarà, durante il lavoro, fidato compagno di caffè e consigli di letture. Non è nuovo a queste dinamiche e mi introduce nel fantastico mondo della fiera, parlandomi di ognuno come di un personaggio (lui che sulla fiera ci ha scritto anche un libro!). Gli racconto di Kalamon, del progetto iniziato appena un anno fa di una rete, sulla rete, che unisca tutti gli istituti di cultura internazionali di Roma. Mentre parliamo mi ricordo che a pochi stand di distanza mi aspetta una novità. Corro. La Nuvola non è ancora aperta al pubblico, quindi non ho bisogno di fare lo slalom per i corridoi (tra pochi minuti saranno invasi di bambini e percorrerli da un lato all’altro non sarà così semplice). È lì che trovo la prima copia della versione cartacea di Kalamon; averla tra le mani è strano e un insieme di emozione e soddisfazione mi investe. Vedere ripagati gli sforzi di questo piccolo, grande gruppo che si è formato nel tempo, non ha prezzo. Più libri, più liberi è a Roma, ogni anno, un’occasione di confronto e condivisione. Salutare tutti, la domenica a fine fiera, è come lasciare, alla fine dell’estate, i nuovi amici conosciuti in vacanza: il sentimento che prevale è di nostalgia, ma nella consapevolezza di ritrovarsi, presto, nello stesso posto, come prima. Quest’anno, per noi di Kalamon, è anche qualcosa in più. La fiera è stata un salto nel vuoto e la domenica sera ci accoglie con nuove risposte e consapevolezze.
Un anno fa iniziava così, per me che per la prima volta mi trovavo dall’altra parte. Quest’anno invece, Più libri, più liberi, dopo 18 edizioni consecutive, non ci sarà. Lo ha annunciato in estate la presidente della Fiera Annamaria Malato. La causa? Il Covid 19. Ed è una mancanza che si fa sentire, soprattutto in quest’anno difficile anche per il mondo dei libri. La pandemia ci costringe ad andare più piano, quasi il mondo volesse riposarsi. La cultura non si ferma, è stato il nostro slogan durante i mesi del lockdown. No, non si ferma, mai. Eppure rallenta, seguendo quello che è il corso generale delle cose in questo periodo: messa in pausa o al rallentatore. E così i musei chiudono assieme agli altri spazi di condivisione; tutto si sposta sul web, per quanto possibile. A sostituire Più libri, più liberi nasce Insieme Festival, una “festa del libro” alternativa. Mi piace pensare che in questo caso il nome dica tutto: insieme. Insieme nella battaglia contro il virus, insieme nelle responsabilità e, se non insieme, almeno vicini, in questa esistenza fatta per la prima volta di barriere. Vicini nel modo di stare al mondo, soprattutto adesso che è scandito da regole (una declinazione romantica del 2020, se vogliamo). Per noi di Kalamon l’ultimo giorno della fiera è stato, l’anno scorso, occasione di risposte. Dopo un anno, questo dicembre sarà fatto di domande. Ma restiamo insieme e ad unirci è la voglia di trovare modi alternativi di raccontarci, in mancanza degli spazi che solitamente ci animano. Perché se la cultura non si ferma, non ci fermiamo neanche noi.