Ikebana, il raffinato linguaggio che unisce due mondi

Una sala gremita di persone curiose, sul palco la maestra di Sōgetsu Mika Otani sensei con il suo meraviglioso Kimono; ed ecco la ricetta per un’ora di pura magia.

Articolo di Angelica Conticelli

L’evento “Sogetsu Ikebana Demonstration”, ospitato dal prestigioso Istituto Giapponese di Cultura a Roma, è un vero e proprio viaggio nella tradizionale arte giapponese della disposizione floreale. In origine strettamente legata alla cerimonia del tè, oggi è una splendida arte autonoma. Ogni composizione è curata nei minimi dettagli, a partire dal vaso.

L’artista Luca Gnizio realizza opere con materiale riciclato e, per l’occasione ha creato vasi in fibra di carbonio e cristallo, ora in mostra anche a Murano. Quelli in ceramica sono lavori dell’affermato ceramista Sebastiano Allegrini e, quelli in ferro battuto del designer Marco Rubini.

Attraverso sei magnifiche elaborazioni floreali si è definito un percorso nell’animo umano, un crescendo di bellezza con un epilogo stupefacente, che M.a Otani sensei ha dedicato proprio a noi italiani. È infatti solo all’ultima opera che la maestra ha dato il titolo “autunno italiano”; con le magnifiche foglie di vite rossa accompagnate da qualche foglia verde e da splendidi fiori rossi, per ricordarci che dopo l’autunno verrà ancora la primavera. Il tutto è impreziosito da sottilissimi fili di carta dorata, che rendono l’opera un “caleidoscopio” da cui è difficile allontanare lo sguardo.

“L’idea nasce prima nella mia mente, dice l’artista, ma non sempre si ottiene ciò che si era da principio immaginato, è un progetto in divenire dove è necessario adattarsi al flusso del momento per ritrovare la genuinità nell’espressione di noi stessi”. È un’arte intima, dove non esiste il concetto di giusto e sbagliato in termini assoluti. Nel realizzare la sua opera l’artista rende tridimensionale il suo stato d’animo e ci regala un pezzetto di sé. Non a caso ikebana vuol dire “fiori viventi” e, citando un famoso maestro Mika Oatani si dice: “chi fa Ikebana diventa fiore egli stesso”.

Lo scopo non è solo quello di creare una bella composizione, ma una composizione che sia vera, che esprima l’armonia attraverso l’asimmetria, l’equilibrio tra il vuoto e la forma; è creare uno spazio cosmico in quello limitato di un vaso. In altre parole, uno dei propositi dell’ikebana è richiamare uno stato meditativo che porti alla coltivazione del sé più autentico.

Dietro la pratica dell’Ikebana c’è un imponente costrutto filosofico e spirituale, che tuttavia si adatta per analogia ai temi della vita quotidiana di ogni individuo e di ogni popolo. Fare ikebana aiuta a sviluppare valori come la tolleranza, la responsabilità e il non attaccamento, ad esempio attraverso la decisione di recidere o meno un ramo che “non lascia spazio agli altri”.

Ikebana è un linguaggio raffinato, una ricerca di equilibrio tra uomo e natura, un messaggio che, come tutte le arti, può essere usato per abbattere gli steccati culturali ed unire due mondi.

Istituto Giapponese di Cultura

via A. Gramsci 74

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