Monica Marziota è una giovane soprano, pianista, compositrice e performer, il cui promettente talento è stato riconosciuto anche dalla vittoria dal premio Lunezia nel 2017. Ha scelto di incontrarmi alla fontana del Gianicolo.

Articolo di Francesca Messineo.

Foto Jesús Cornejo ‘Chucho Tragaluz’

“È il primo luogo che ricordo di Roma, venni a trovare mio zio e lui, subito scesi dall’aereo, ci portò a questo belvedere”. La bellezza mozzafiato della città convince Monica, ancora bambina, che un giorno avrebbe vissuto qui. Anche se mi confessa che, neanche ventenne al momento di fare i bagagli, la titubanza e l’indecisione presero poi il sopravvento.

Le chiedo dove si senta a casa un’artista cosmopolita, nata all’Avana, cresciuta a Toronto e arrivata a Roma nel 2005. Monica non ha dubbi: “La musica è la mia casa, mi basta un pianoforte e i miei spartiti. Sono fortunata perché nella solitudine riesco a comunicare con la mia musica… è quasi un gesto terapeutico”.

Mi parla del lavoro con i bambini del coro all’Accademia della Filarmonica di Roma, ama lo studio e la ricerca tanto quanto l’interpretazione musicale. Attualmente sta partecipando al progetto IDEA – Call For Young Performance a Milano sotto la guida del soprano Alda Caiello.

A novembre si è esibita a l’Habana Classica, un importante festival di musica internazionale in chiusura ai festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario della città. “È stato un onore, un’emozione e un privilegio essere parte della storia attuale del mio paese”.

Questo è uno degli obiettivi che ha chiari in mente: restituire contemporaneità alla musica classica, dialogare con le vite e le emozioni di oggi, purtroppo con questi generi musicali si fa spesso una conoscenza indiretta, quasi teorica. “Invece è una cultura viva, un linguaggio che può comunicare moltissimo, attraverso l’associazione con messaggi visivi nuovi per esempio, o più semplicemente facendone un’esperienza diretta. Basterebbe tornare ad ascoltare, trovare le occasioni per farlo”.