Reinterpretare le radici

La mostra “From the past” all’Istituto coreano, tradizione e tecnologia fusi in un unicum

Articolo di Sara D’Aversa

(Nota: questo articolo è stato chiuso prima dell’emissione dei provvedimenti governativi legati all’emergenza Covid-19)

È un viaggio nel tempo che parte dalle origini culturali della Corea la mostra From the past ospitata dall’Istituto coreano di Roma. L’esposizione attraversa il presente, con la quarta rivoluzione industriale, per arrivare a futuri solo immaginabili. Con la forma di una moderna mostra di arte multimediale reinterpreta, attraverso il lavoro di artisti diversi e alla luce delle nuove tecnologie, il passato della cultura tradizionale coreana. Il tentativo di avvicinare non solo due Paesi, l’Italia e la Corea, piuttosto distanti nella concezione della cultura, ma anche due linguaggi apparentemente diversi: quello della tradizione e quello della tecnologia, che escono invece da questa mostra fusi in un unicum. Un’esperienza sinestetica per lo spettatore che, cambiando contesto spazio- temporale, spostandosi da una sala all’altra, interagisce con tutti i sensi, non limitandosi all’ osservazione passiva. Dall’animazione dei singoli dettagli di un dipinto orientale, reso dinamico su uno schermo, al rito di suonare il Buk, il tamburo tradizionale coreano, all’esperienza visuale e spaziale di istallazioni tridimensionali che propongono in modo futuristico l’arte calligrafica. Nell’opera “Identità connesse “ad ogni battito del tamburo corrisponde un cambiamento del volto del manichino, che da neutro progressivamente si modifica, a mostrare l’impulso esterno che induce ogni individuo ad indossare maschere sociali. La paura di mostrare il proprio io interiore, individuale, spinge verso il bisogno di inserirsi in una collettività, nascondendosi. Si tratta di un riferimento alla ritrattistica che, come mi spiega la ragazza che mi accompagna, in Corea è tradizionalmente riservata ai personaggi di rilievo dello Stato. Motivo per cui, ancora oggi, molti coreani preferiscono le foto di gruppo. Il tema sotteso è quello della connessione, tra individuo, società ed ego, ma anche tra mondi lontani. L’obbiettivo è quello di avvicinarli, di dare importanza alle radici, interpretandole mediante strumenti nuovi, all’interno della continuità del tempo.

 

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